Benvenuti in Valle Cervo (Biella) - Santuario di San Giovanni d'Andorno (Biella)
Servizio e immagini di Federico Cappello
Santuario di San Giovanni d'Andorno (Biella)
Un territorio tra i più sorprendenti.
Ma chi l'ha detto che l'autunno è una stagione triste? I colori dei boschi
e l'aria frizzante invitano ad uscire dalla città, e quando nei fine settimana
splende anche il sole il richiamo della natura si fa davvero irresistibile.
Chi non conosce la zona non pensi ad un fazzoletto di terra, la zona del
Santuario di San Giovanni ideale punto di partenza per le escursioni in un
vero angolo di paradiso. In certi punti della valle si direbbe che il tempo si
sia fermato a cinquant'anni fa. La natura, prati, case hanno il sapore delle
cose antiche, ci sembrano meravigliosi, e trovarsi dentro, sia pure per
un breve incantesimo, è un lusso raro e squisito.
A due passi dalla brulicante Pianura Padana ci si trova quasi all'improvviso
immersi nella pace, nella solitudine, in un silenzio che permette finalmente
di ascoltare la voce della natura. Vale davvero la pena di conoscere un pò più da vicino. Giocare a perdersi per
le sue strade, lungo i sentieri e mulattiere che affettano i boschi, vale davvero
la pena di amare un pò di più questi posti, dove ogni campanile ha una sua
storia da raccontare, e tutti insieme fanno la storia, le nostre radici, il nostro orgoglio. Vale davvero la pena gustare un pò più di queste nostre montagne, perché sanno
darci frutti perfetti, sapori schietti emozioni forti.
Torre Ca Busit
Il grande fascino che la Valle Cervo caratterizzata dalla presenza di alpeggi, rifugi e baite ed alcuni centri di considerevole valore storico e culturale; costellata
di piccoli borghi arroccati ricchi di suggestioni architettoniche inaspettate. La vegetazione è quella tipica degli ambienti montani piemontesi, con boschi di
latifoglie (castagno, Faggio; Acero, Frassino, Rovere, Betulle) e conifere, habitat
per la tipica avifauna: nidifica la pernice bianca e il fagiano di monte, sono
presenti specie come la oturnice, la lepre comune, la quaglia, e il rarissimo Re
di quaglie. Comuni sono la volpe, il tasso, la faina e il cinghiale, la marmotta,
la lepre variabile, l'ermellino, la martora e l'aquila reale. Camosci e Caprioli
popolano tutti i valloni.
L'ospitalità della gente, i prodotti tipici, sono solo alcuni degli ottimi motivi per
una gita tra queste stupende montagne ricche di storia e di tradizioni.
Noi siamo solo alla prima fase delle valorizzazione di una terra che nasconde
ancora tanti tesori e tanti segreti: svelarli e promuoverli in un percorso di
condivisione sarà il nostro preciso obiettivo negli anni che verranno.
Ecco quindi che ragionare ed attivare strumenti per meglio caratterizzare,
le risorse del Santuario di San Giovanni d'Andorno ed affrontare il tema della
compettività sul territorio, diventano necessità strategiche per meglio orientare
scelte e risorse. Tanti sono gli ambiti di intervento e tante sono le novità con cui
si potrà o dovrà fare i conti, un turismo sempre più competitivo richiederà
un'assistenza tecnica sempre più qualificata, per dare risposte e a
raccogliere molte sfide per mettere in condizione il turismo di continuare
a crescere in questa vallata.
Federico Cappello
Panorama
Alpeggi Piemontesi
La Regione Piemonte punta a valorizzare i 1.300 alpeggi piemontesi dove oggi si producono 77.500 litri di latte al giorno, che diventano 7,5 tonnellate di formaggio con un piano di cui è capofila e che costituisce il frutto di due progetti Interreg che coinvolgono Italia e Svizzera. La situazione che traspare è mutevole: tendono a diminuire il numero di aziende e gli addetti, ma amenta il numero dei capi per azienda mentre cambia la tipologia di allevamento verso condizioni meno faticose. Gli alpeggi dove si munge e si lavora il latte sono circa la metà del totale, ma da questi nascono grandi formaggi piemontesi.
In particolare sono 31 gli alpeggi in cui si produce l'Ossolano, 14 producono il Maccagno, 65 il Nostrale, 15 il Raschera, 8 il Castelmagno, in 244 si fa la toma e in 119 la ricotta. Tra gli addetti, a fronte di un 10% sopra i sessant'anni c'è un buon 30% di operatori tra i venti e i quarant'anni che fa ben sperare per il futuro.
I progetti Intereeg sono serviti anche per fare una ricognizione sullo stato delle strutture degli alpeggi: le abitazioni, i ricoveri degli animali, i locali per la lavorazione del latte e per la stagionatura dei prodotti e sullo stato delle infrastrutture che li servono: strade, corrente elettrica, acquedotti ecc.
E' stata condotta ache un'indagine sulla qualità delle acque utilizzate, sia per uso umano sia per la produzione casearia.
Molti di questi dati e informazioni sono raccolte in una banca dati messa a punto dall'IPLA (Istituto per le piante da legno) e che sarà presto consultabile anche sul sito della Regione Piemonte. Infine, in particolare nell'ambito del progetto Italia-Svizzera, sono state avviate alcune esperienze pilota diinserimento degli alpeggi nell'ambito di un circuito turistico: reti di sentieri e offerta agrituristica che può costruire un'interessante diversificazione dell'attività e un conseguente incremento del reddito. Federico Cappello.
Casale Monferrato (Al)